L'AUTORE

venerdì 30 dicembre 2016

Cara Raggi, fatevelo da voi il concertone di Capodanno

Piero MontanariGlobalist 27 dicembre 2016
Roma non sarà l'unica capitale europea e unica grande città italiana a non avere alcun evento organizzato per la notte di Capodanno, perché agli acuti intelletti dell'attuale giunta del comune di Roma è venuta l'idea delle idee, dopo l'abolizione del concertone del 31 dicembre al Circo Massimo.

Un passo indietro per ricordare: il pasticcio nasce dal fatto che il Comune di Roma indisse un bando per organizzare il concerto di fine anno, bando che è stato praticamente ignorato da tutti, se non da una sola società che avrebbe dovuto far salire sul palco quella sera – tra annessi e connessi – Max Gazzè.  Ma poi, a causa della mancanza di sponsor privati che si sono rifiutati di aderire al concerto, la serata è saltata, e quindi l'assessore alla cultura Bergamo, che è anche il vicesindaco, ha avuto l'idea tappabuchi, in attesa di tappare quelli delle strade e quelli ben più profondi del bilancio.

“Rischiamo de fa 'na figuraccia storica, regà, ar primo capodanno dall'insediamento del M5s nun famo er concertone? Sai li fischi che pijamo?” Avrà detto sicuramente Bergamo ai suoi durante le accese riunioni. Ma ecco l'ideona di cui sopra: il 1 gennaio è programmata la festa sui quattro ponti di Roma tra i lungotevere a partire dalle 3, basterà anticiparla alle 22 al Circo Massimo, tanto da fare un unico concertone che duri 24 ore.
Ma qui arriva il bello: il comune non spenderà un euro perché – udite udite – chiederà a tutti gli artisti (di strada, dilettanti allo sbaraglio, semiprofessionisti, poveri suonatori che quella sera non hanno trovato un ingaggio, giocolieri, saltimbanchi, trapezisti, circensi e affini) che faranno domanda, di partecipare a titolo gratuito alla performance al Circo Massimo e lungotevere, con l'obbligo di non veicolare messaggi pubblicitari o politici o fare attività commerciali (tipo vendere il proprio CD alla gente). Ah, piccolo particolare, l'onere delle performance sarà a totale carico del partecipante (compreso il tradizionale cotechino con lenticchie che ti devi portare da casa e lo spumante per il brindisi beneaugurante della mezzanotte del 31). Non stiamo scherzando, l'indirizzo cui inviare le richieste di adesione è: staffdir.cultura@comune.roma.it allegando curriculum e tipo di prestazione.


Noi che siamo stati (e siamo) suonatori non per diletto ma per vivere, aspettavamo il Capodanno con la bavetta alla bocca perché, quella sera, le paghe erano doppie se non triple, e il veglione era per noi una manna dal cielo. Ora è proprio il Comune di Roma a chiedere sacrifici ad una categoria, gli artisti, la maggior parte dei quali sono per lo stato poco più di ectoplasmi senza vita, una genia sconosciuta agli ammortizzatori sociali ma anche misconosciuta dalla gente comune (la famosa domanda dell'uomo della strada è: “Ma tu che lavoro fai?” “Il musicista.” “Si, ma per vivere?”). Tutto questo mi sembra un insulto.
Un consiglio da incazzato: fatevelo voi il concerto dell'ultimo dell'anno “a gratis”, visto che gli artisti ce li avete. Un suggerimento? Il vice Bergamo presenta la serata, Marra al mixer che è bravo a dispensare a destra e manca,  la Baldassarre e la Raggi che fanno il coretto con la Montanari (non è mia parente) e l'assessore Frongia che canta Tanti auguri a te e Il valzer delle candele. Poi ci sarebbe pure un certo Grillo, ma ho paura che voglia i soldi.

giovedì 22 dicembre 2016

Buon Natale da Pasquino alla bambinella Virginia: arrivano oro, incenso e Marra



Alla sindaca di Roma un componimento 'anonimo' ritrovato sollo la famosa statua...

(di Piero Montanari)

Assisa sullo scranno ch'è er più arto
Dell'Eterna Città, stai sola e muta
Ripensi che nun dovevi fa' quer sarto
Che era mejo si nun stavi là seduta.

Te dicevamo: “Lascia fa', è 'na città tentacolare,
T'ammanta co' n' abbraccio ch'è de morte
Qui tanti c'hanno intruppato, e il malaffare,
Ja fatto fare la tua stessa sorte.

Sei venuta pensando de cambiare,
“Io so' grillina - dicevi – e metto a frutto
Ciò che Beppe m'ha detto poi di fare:
“Tu fa' l'onesta e lascia perde tutto

Le buche, li tombini, la monnezza
Ce pensa Marra, quello è un paraculo.
Intanto è uno che rubba con destrezza
Poi se nun va, se becca 'n vaffanculo”.

Te sei fidata, Virgì, è lì sbajavi
T'è rimasto da dà le dimissioni
Er Popolo ha capito che bluffavi
Che t'eri circondata de cojoni.

Devi ancora imparà, sei 'na creatura
Pe fare er sindaco e per andà lontano
Nun bastava de cambià consijatura
Ma te dovevi da sporcà solo le mano!


















Raggi ovvero: quando il nuovo in realtà è il vecchio



(di Piero Montanari)

Appena eletta sindaca di Roma a giugno, Virginia fu salutata come una salvatrice della Città, con il suo 67,15% di voti, un plebiscito assoluto, come quelli che sono storicamente serviti ai dittatori per insediarsi al potere. “Raggi di sole” si diceva a Roma, e gli elettori del M5s gongolavano con Grillo, per la loro candidata, la prima donna al seggio cittadino più importante, una bella faccina sorridente, una giovane età ed energie nuove da dedicare tutte al bene dei romani.

Virginia si presenta subito dando una spallata alla candidatura per le Olimpiadi di Roma del 2024, che ci avrebbero portato certo qualche disagio, forse un po' di consueta implacabile corruzione ma 5 miliardi di euro e oltre 120 mila posti di lavoro. No, No, e No, Virginia comincia a dire No a tutto, tanto che la descrivemmo come il personaggio di una vecchia e famosissima canzone di Michel Polnareff che i più grandi ricordano, Una bambolina che fa no, no, no, anno 1966. No allo stadio della Roma, no ad assessori capaci, no ad incontri in Vaticano con la CEI, e ricordo anche un no alla pulizia dei tombini, che a Roma si riempiono di foglie con conseguenti allagamenti.

Ma anche No alla denuncia delle consulenze all'epoca in cui Raggi era consigliere comunale, due consulenze legali (una prestata nel 2012 e l'altra nel 2014) relative ad altrettante attività di recupero crediti da parte dell'Azienda sanitaria locale di Civitavecchia. Ma anche il non dire di aver collaborato come praticante nello studio dell'avvocato Cesare Previti, ministro della difesa di Berlusconi, fatto nascosto nel suo curriculum e nella sua biografia personale sul blog di Beppe Grillo, e un altro inutile No, per non aver detto di aver lavorato nello studio dell'avvocato Pieremilio Sammarco, anch'egli legato a Previti.

Dopo pochi mesi dal suo insediamento e un nulla di fatto per la città (traffico sempre in tilt, smog, buche mai tappate, per dire poche cose), più una serie di scandali che hanno investito la sua giunta (assessori transfughi e altri indagati come la Muraro), Virginia Raggi (da Raggi di sole a Raggiro), incassa l'arresto del suo braccio destro Raffaele Marra, avvenuto per opera del Nucleo investigativo del comando provinciale di Roma con l' accusa di corruzione, per aver ricevuto una maxi tangente da 367 mila euro dal noto immobiliarista Sergio Scarpellini (anche lui arrestato). Due assegni circolari da 117 e 250 mila euro per l'acquisto di una casa in via Prati Fiscali 258, a Roma, intestata alla moglie di Marra, e uno sconto di 500 mila euro su un altro appartamento nel 2009, fatto sempre dall'immobiliarista a Marra, per evidenti servizi resi. All'epoca dei fatti Marra rivestiva il ruolo delicato di direttore del dipartimento partecipazioni e controllo gruppo Roma Capitale.

Si difende Virginia, scaricando Marra e sostenendo che lui è solo un tecnico, quando sappiamo benissimo che fu tra i primi dirigenti da lei nominati. Non è più il suo braccio destro, il braccio destro di Virginia, a suo dichiarare, sono i cittadini romani, quelli che l'hanno votata e che invece dovrebbero essere da lei tutelati, altro che. Si difendono imbarazzati i suoi sostenitori e i “capoccioni” del Movimento, che hanno tutta l'aria di voler scaricare a loro volta Virginia e lasciarla al suo destino.


Questa è per loro e per tutti noi una lezione importante da cogliere: a questi appuntamenti per il Paese bisogna andare preparati, con una classe dirigente che sia all'altezza del compito, e non persone sconosciute e improvvisate. In ballo c'è la nostra vita e quella dei nostri figli; non basta scandire slogan triti e ritriti, non basta l'onestà o la correttezza, doti per le quali neanche ci spendiamo perché dovrebbero essere doti primarie in un politico. Certo è che stiamo forse assistendo alla fine di una “cosa nuova” che però non è mai cominciata, la nascita di una nuova classe dirigente, un triste 'ballon d'essai' nel quale tante persone avevano riposto fiducia ed ora invece mestamente incassano il peggiore e frustrante dei risultati.

venerdì 16 dicembre 2016

“Sorry de uaind": così Alfano ha dichiarato guerra alla lingua inglese


(Di Piero Montanari - pubblicato su Globalist.it e Romait.it)

Giorni fa in un articolo mi complimentai con Virginia Raggi, dopo averla ascoltata parlare in un inglese perfetto mentre rispondeva ad un intervistatore della Cbs. Mi meravigliò anche il suo accento, che denotava frequentazioni “yankee”, e soprattutto mi meravigliò che un politico italiano avesse una così larga padronanza di una lingua che, da molti anni, è la “langue diplomatique” internazionale, avendo preso il posto del vecchio francese, almeno per quanto riguarda gli incontri europei.

Ridemmo invece per l'inglese di Rutelli, quando l'ascoltammo fare un endorsement per invogliare gli stranieri a visitare l'Italia, il famoso "Pliz, visit auar cauntri", che divenne un video virale sulla rete. Ridemmo per l'inglese di Berlusconi, – che però parla un buon francese e purtroppo talvolta lo canta pure – tutte le volte che era costretto a fare dichiarazioni in ostico e pericoloso anglosassone, leggendo e sbagliando clamorosamente accenti e pronuncia. Di lui si ricorda l'incontro col presidente americano Bush e il suo “nosonly a flag ov e cauntry...”

Clamoroso fu l'intervento di Ignazio La Russa che, come ministro della difesa, costrinse più e più volte i poveri operatori televisivi a ripetere la ripresa, perché inciampava paurosamente su parole e concetti espressi in un inglese che in seconda media ti mettono tre in pagella.

Matteo Renzi, per non fare torto a nessuno, si è lanciato spessissimo in discorsi in inglese da doppio carpiato con avvitamento rovesciato, nei quali però viene ammirata la sua faccia tosta e la capacità di andare avanti, prendendosi quelle meravigliose pause rimaste storiche, composte da quello strano sillabare “de... de... de... di... di... di... ba... ba... ba...” che sembra il tentativo disperato di un lattante di richiamare l'attenzione della mamma.

Ma è così difficile per un politico con compiti istituzionali anche internazionali studiare un'oretta al giorno l'inglese per affrancarsi da oscene figuracce? Sembrerebbe di si, a giudicare l'ultimo (last but not least) che andrà a fare topiche in giro per il mondo, il neo ministro degli esteri Angelino Alfano, assolutamente a corto di lingua inglese. Gira già un video dove – da ministro degli interni – tentò di giustificare un suo ritardo ad una riunione a Bruxelles, adducendolo al vento contrario in aereo, e dicendo “sorry the uaind” e non con il corretto “sorry the uind”.
Forse aveva in mente la bellissima canzone dei Beatles “The long and winding road” , dove “winding” viene pronunciato poeticamente “uanding”. Siamo certi che Alfano conoscesse la licenza poetica e volle farci notare la differenza.


giovedì 8 dicembre 2016

La Raggi e l'inglese, altro che Rutelli: Pliz, visit auar cauntri


l buon inglese della Raggi ci riporta immediatamente alla fantastica intervista di un suo predecessore, il sindaco Francesco Rutelli
Gira sul web un video dove la sindaca di Roma Virginia Raggi risponde ad alcune domande in un'intervista della CBS, il famoso network televisivo americano. Il giornalista le  chiede – ovviamente in inglese – lumi sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, e quale fosse la sua posizione. Incredibilmente, per quello a cui siamo purtroppo abituati con quasi tutti i nostri politici,  si sente la Raggi  rispondere in un inglese di ottima qualità e, se posso aggiungere, con un marcato accento americano, segno di chissà quali frequentazioni negli Usa.
Anche se in eccellente inglese, il senso che esprime Virginia nell'intervista è lo stesso di sempre, quel No che usa spesso da quando è sindaca di Roma, (Olimpiadi, Stadio della Roma,l Referendum etc etc) e ribadendo il suo ennesimo No convinto, lo correda di battute tipo: “la democrazia è il diritto che il popolo ha di scegliere i propri rappresentanti”. Ma dai Virginia, non avevi proprio nulla di meno scontato da dire alla CBS?

Il buon inglese della Raggi ci riporta immediatamente alla fantastica intervista di un suo predecessore, il sindaco Francesco Rutelli, che nel 2007 fece uno spot sulle bellezze dell'Italia subito nominato "Pliz, visit auar cauntri". Lo spot in inglese lento, scolastico e maccheronico, divenne subito un cult virale che fece il giro del mondo. Riascoltandolo ancora oggi fa sorridere, perché Rutelli sembra convintamente lanciato in una imitazione tra Benny Hill e Ollio ubriaco.

Muore di cancro Greg Lake, bassista degli Emerson, Lake & Palmer

(di Piero Montanari)


La scomparsa del bassista Greg Lake a 69 anni per un cancro, ci riporta all'istante a quella di Keith Emerson, suo collega negli Emerson Lake & Palmer, avvenuta in maniera tragica lo scorso marzo. Keith si suicidò con un colpo d'arma da fuoco perché le sue dita, a causa di una malattia progressiva, non funzionavano più bene, e aveva difficoltà nel suonare le sue tastiere in quello straordinario modo di sempre. Ora dello storico gruppo rimane solo il più giovane, il batterista Carl Palmer, classe 1950, che iniziò la sua brillante carriera esibendosi nel famoso concerto all'isola di Wigth, tra figli dei fiori nudi in un'epoca meravigliosa per la musica.

All'epoca Emerson, che già intravedeva una importante main stream nel rock “progressive”, fa nascere i Nice, basso batteria e tastiere (e che tastiere)! Keith si avvale dei primi sintetizzatori, il famoso Moog, difficile da accordare perché si stonava continuamente. Il successo dei Nice arriva folgorante a cavallo dei '70 con gli album Ars Longa, Vita Brevis ed Elegy, ma l'ingresso nella Storia per Keith avverrà tre anni più tardi, quando fonda, con Greg Lake, all'epoca bassista e cantante dei King Crimson, e Carl Palmer, batterista degli Atomic Rooster, il supergruppo che adottò semplicemente i cognomi ed un acronimo poi divenuto storico, gli E.L.P.

I tre divennero i 'numeri uno' del rock degli anni '70, con l'album omonimo che faceva già intravedere la magia della loro musica, ma è con il secondo Lp, Tarkus, che i suoni diventano stellari ed assistiamo all'apparizione del Moog, che Keith si fece costruire dall' ingegnere elettronico americano Robert Moog, una vera epifania sonora che avrebbe condizionato tutta la musica a venire.

Emerson Lake and Palmer furono innovatori sia musicalmente che scenicamente, e noi di quell'epoca non avevamo mai ascoltato né suonare così, né mai visto tante tastiere attorno ad un uomo, tanti pezzi di batteria circondarne un altro, coltellate all'organo Hammond che Keith vibrava per scena, e un mostro di cartapesta che arrivava sul palco tra fuochi, fumi e e sonorità pazzesche. Un delirio musicale dove però la musica era la regina indiscussa della qualità.
I tre registrano otto album uno più bello dell'altro, dove dentro c'è anche Modesto Mussorgsky con i suoi Quadri ad un'esposizione, a significare come generi musicali diversi potessero interagire tra loro semplicemente e trovare nuova linfa, ma questo solo grazie al genio alchimista di Keith Emerson, di Greg e di Carl.

Le cose belle però finiscono per far posto, in questo caso, ad altre cose belle che però non faranno più bissare il grande successo degli E.L.P. Il gruppo si scioglie dopo otto dischi e ognuno se ne va per la sua strada. Greg pubblica un album solista “Greg Lake e Manoueuvres” e inizia ascrivere canzoni addirittura insieme a Bob Dylan. Gli E.L.P. provano a riunirsi nel 1992, restando insieme per tre anni e producendo un album all'anno, ma il loro periodo aureo era purtroppo finito. Greg va in tour nel 2003 con l'altro pezzo di storia della batteria rock, Ringo Starr, e torna nuovamente a suonare col suo vecchio compagno Keith Emerson nel 2010, in un tour commemorativo. Partecipa spesso– sempre con vecchie glorie del rock – a molteplici eventi, i più per iniziative umanitarie. Ironia della sorte, una di queste iniziative benefiche raccolse 400 mila sterline a favore della ricerca sul cancro, la malattia che più tardi lo avrebbe ucciso.

mercoledì 30 novembre 2016

Insulti sui social alla Boldrini

Insulti sui social: ora basta, o i documenti per iscriversi o fuori.

(di Piero Montanari - Pubblicato su Globalis.it e ilquotidianodellazio.it)




La peggiore delle perversioni di facebook è che chiunque può dire ciò che pensa. Ma è la cosa per la quale questo famosissimo e diffusissimo social è nato – si potrebbe ribattere – mettere in contatto tutti con tutti e lasciare che ognuno esprima la propria opinione su ciò che più gli aggrada, il suo dissenso e il suo assenso, il suo “mi piace” o il suo “non mi piace”, il dito pollice su oppure verso, come gli imperatori e la plebe romana quando decidevano della vita o della morte di qualche disgraziato nelle arene.

Vivi o muori, ti amo o ti odio, e tutto questo per il bene della democrazia, parolona oggi sulla bocca anche dei nipotini di Hitler o dei cuginetti di Stalin, parola abusata del suo significato più alto e nobile, quello più depredato, il governo del popolo.

Ah, ma che bella la democrazia sui social, soprattutto quando viene espressa con parole tipo “troia, puttana, o frasi più articolate come: “Ti aprirei il cervello, la calotta cranica per pisciarci dentro, almeno posso regolare il livello di piscio che hai dentro la tua testa”, oppure, continuando il festival della democrazia: “Per Natale voglio stare chiuso in una stanza con te, soli tu ed io... solo noi e la mia accetta: partirei col taglio delle mani...” E tutte indirizzate ad una donna, una delle tante che se non vengono stuprate o uccise, vengono fatte oggetto di insulti vomitevoli come questi, come la Presidente della Camera Laura Boldrini, rea di non andare a genio a qualcuno.

Ah, evviva la democrazia, evviva Salvini che la definì “bambola gonfiabile”, evviva il simpatico Grillo che chiese ai suoi cosa avrebbero fatto alla Boldrini se fosse stata in auto con loro. Ma è la democrazia della Rete, qualcosa si dovrà pur pagare per questa meravigliosa libertà! A nulla vale il famoso monito di Umberto Eco, che così si espresse poco prima di morire I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.


Però una soluzione ci sarebbe: se è vero che la maggior parte di questi imbecilli apre un profilo con uno pseudonimo ed inizia a sputare in faccia alla gente senza poter essere perseguito dalla legge, basterebbe soltanto richiedere la fotocopia del proprio documento di identità per poter far parte del social, e forse ci penserebbero su un po' prima di insultare. E' anche vero che qualcuno, magari tra i più incauti o i più temerari o solo tra i più scemi, insulta e minaccia anche col proprio nome e cognome, ma questo è un altro discorso.

sabato 19 novembre 2016

Trump e l'intestino del mondo





Questo è l'ombelico del mondo” cantava Lorenzo Cherubini, indicando quella parte importante del centro del nostro corpo da dove abbiamo tratto alimento per vivere nella pancia prima di venire alla luce. Gli antichi greci lo chiamavano omphalos, indicando il santuario di Delfi, con la sua religiosità, come centro spirituale del mondo, il suo ombelico appunto.
Ma questo sembra essere diventato ora l'intestino del mondo. Si sente spesso parlare, soprattutto dopo l'elezione di Trump, di una vittoria alle presidenziali Usa dettata dal voto di pancia di gran parte degli elettori, che hanno accolto le promesse della campagna elettorale del “tycoon col ciuffo”, più con le parti basse che con la testa.
La metafora della pancia che vota e non ragiona, che rumina e digerisce qualsiasi concetto per poi tirar fuori il peggio di sé, è curiosa e ormai ricorrente nel giudicare i risultati politici degli ultimi anni, a cominciare dalle vittorie delle destre in Europa, fino ad arrivare, passando per i successi del partito di Grillo in Italia, alla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti.

Sembra essere un vento questo, a proposito di pancia, che sta attraversando il mondo, dal nordcoreano Kim Jong-un, a Putin, da Marine Le Pen a Grillo (non credo assolutamente nella trasversalità del M5s), da tutti i movimenti ultranazionalisti che nel mondo sono sempre più numerosi, forti e agguerriti, fino ad arrivare a Trump, che ha già fatto dichiarazioni agghiaccianti, come quando definisce il riscaldamento globale “una bufala”, promettendo di recedere dall'accordo delle Nazioni Unite sul clima, o quando dice che nominerà giudici 'pro vita', con l'intento di rovesciare la sentenza della Corte suprema che riconosce il diritto all'aborto, e giudici 'pro secondo emendamento' (quello sul diritto all'autodifesa con le armi). Una vera sciagura.

Molti imputano la svolta a destra del mondo al fallimento delle sinistre, compresa quella di Obama, le cui promesse sono state, secondo gli elettori, in gran parte disattese. Sarà pure un paradigma condivisibile quello che afferma che la destra riempie il vuoto che i fallimenti della sinistra lasciano, ammesso che le due categorie esistano ancora in senso così manicheo, ma l'esame di coscienza non deve portare continuamente all'autoflagellazione, perché gli errori in politica si compiono, ma non per questo noi di sinistra dobbiamo portare sempre la croce e cantare. Now it's up to you, (e pure un po' to us) dear american cytizen.

mercoledì 9 novembre 2016

Dopo 11 anni ritorna Amedeo Minghi con La bussola e il cuore









di Piero Montanari

La bussola e il cuore è il titolo del nuovo lavoro che segna il ritorno dopo un periodo di 11 anni di Amedeo Minghi con brani inediti, in un triplo cofanetto nel quale ci sono i suoi classici riarrangiati ("1950", "L'immenso", "La vita mia", "I ricordi del cuore", "Vattene amore") e venti canzoni registrate tra i primi anni '70 e la prima metà degli anni '80 che non erano mai state pubblicate. Un succoso triplo CD con trenta inediti per celebrare i suoi bellissimi 50 anni di carriera.

Con Amedeo abbiamo ricordato insieme proprio questi 50 anni straordinari, che poi sono stati anche i più influenti anni della musica italiana. Abbiamo ricordato gli inizi percorsi insieme nel 1973, con il suo primo Lp intitolato a suo nome dove anch'io suono, ed altri lavori fatti in collaborazione e legati alla sperimentazione musicale, nei quali Amedeo imitava i suoni dell'orchestra con la sua bellissima voce ed io ero uno degli autori, strumentisti e arrangiatori di quei brani. Uno di questi, qualche anno fa, fu campionato dal grande Justin Timberlake che ne fece un successo internazionale. Per fortuna di Amedeo e sfortuna mia era uno dei  suoi brani.

Cinquant'anni suonati, ma anche cantati e scritti, come ho avuto modo di dirgli nel nostro incontro per la presentazione de La bussola nel cuore al Piper, nella trasmissione brillantemente condotta ogni lunedì da Francesco Vergovich e Mariagloria Fontana per Radio Roma Capitale, “Metti una sera al Piper”, realizzata nel leggendario locale tempio della “beat generation” romana. Abbiamo ricordato come Roma in quel momento fosse il centro della discografia italiana, brulicante di iniziative e di personaggi più o meno validi, più o meno folli e strampalati in cerca di fortuna e visibilità, con molti studi di registrazione, e la grande mamma RCA pronta ad accogliere, sperimentare, lanciare o buttare via, e noi che eravamo uno sparuto gruppo di musicisti esordienti in cerca di opportunità: Loredana Bertè e la sorella Mia Martini, Renatino Zero, Amedeo Minghi, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Rino Gaetano, Mimmo Locasciulli ed altri.

Ora, ci siamo detti tristemente con Amedeo, la Rca di via Tiburtina con i suo studi e i suoi ricordi straordinari è diventata un deposito di scarpe, piuttosto che un museo della canzone italiana, come sarebbe stato giusto e opportuno. “Siamo purtroppo un Paese con poca memoria e con talmente tanto talento che ci permettiamo di sprecarlo, gettandolo via per sempre”  - mi ha esclamato Amedeo, mentre sullo sfondo echeggiava un suo nuovo e bellissimo brano del disco, ricco di quella fantastica melodia che ha fatto di Amedeo Minghi uno dei grandi autori e interpreti della nostra canzone.

sabato 29 ottobre 2016

Teatro Uniko, Lavinio (Rm)

Il piccolo Teatro a due passi dal mare di Lavinio

(di Piero Montanari)

C'è un teatrino molto carino a due passi dal mare, tra Lavinio e Anzio che è una vera e piacevole scommessa. Sembra incredibile ma c'è davvero tutto quello che serve: il palco, le quinte, il sipario le luci, la regia audio e una settantina di posti che diventano anche novanta quando le sedie vengono aggiunte nelle serate più importanti, un buffet offerto nell'abbonamento a fine esibizione, e un cartellone da far invidia ai teatri più grandi e più prestigiosi.

Il teatro si chiama Uniko con la “k” ed è all'interno di una scuola di danza e recitazione, la Crazy School, altra realtà decentrata in una cittadina di mare che vanta migliaia di presenze d'estate ma molte meno fuori stagione. Quindi ecco la scommessa.

Uniko con la “k” dicevamo, come si usava negli anni dei sessantottini, quando si voleva marcare una differenza con la “c” per rendere la parola più drammatica o addirittura spregevole, come nel caso dell'allora ministro degli interni Francesco Cossiga (detto Kossiga sui muri), o come nel titolo del bellissimo film del 1972 di Costa Gavras, L'Amerikano, magistralmente interpretato da Yves Montand.

Nulla di tutto ciò per il Teatro Uniko, ma solo la voglia di sottolineare questa sua singolarità in una realtà locale dall'imprenditorialità complessa, come può essere quella di chi con sacrifici investe nell'arte e nella cultura addirittura con un teatro e un cartellone di rappresentazioni, piuttosto che in una gelateria o in una pizzeria.

Questo piccolo miracolo lo dobbiamo all'iniziativa di Andrea Serpa, infaticabile organizzatore “tuttofare” che con sua moglie Roberta, insegnante di danza, si ingegna in varie attività all'interno del teatro, e alla presenza costante del poliedrico Fabio Pontecorvo che da anni collabora con Andrea in trasmissioni radiofoniche e piacevoli serate nei dintorni, abile promoter e simpatico presentatore.

Già alla seconda stagione teatrale, con la speranza di bissare l'inatteso successo della prima, il cartellone dell'Uniko si presenta ricco di personaggi noti e importanti: da Greg (senza Lillo) ad Alessandro Benvenuti, da Tiziana Foschi e Pisu a Roberto Ciufoli. Ma anche i Carta Bianca, Paolo Triestino, Fabrizio Gaetani, Nunzi, Marco Cavallaro e tanti altri con i quali soprattutto si ride con intelligenza e stile.

Inizio delle rappresentazioni il 28 ottobre con Maledetto Peter Pan, divertente monologo di Michela Andreazzi, si andrà avanti oltre la prima settimana di Aprile. Si trova a Viale del Sole 4, 00042 Anzio-Lavinio e i numeri per prenotare (cosa che suggeriamo vivamente) sono: 348 0524676 e 347 664 4361.

venerdì 28 ottobre 2016

La TV spazzatura e le ghigliottine in piazza














Leggevo pochi giorni fa il quadro davvero sconcertante che veniva fuori da un report americano riguardo i sentimenti delle popolazioni europee nei confronti delle minoranze in generale, l'Anti - Minority Sentiment, che ci dipinge come tra più ostili degli europei nei confronti di musulmani ma addirittura i più fortemente intolleranti nei confronti dei rom e delle popolazioni legate a questa etnia.
Ogni giorno assistiamo ad un massacro televisivo senza precedenti, attraverso trasmissioni studiateappositamente per fare leva sulla parte più intestinale della popolazione, con la scusa della cronaca e del dibattito, con piazze italiane inferocite che neanche davanti alla ghigliottina, con ospiti generalmente urlanti, in un dibattito pericoloso e sterile che mai dibattito è, perché ognuno dà sulla voce dell'altro, e si finisce sempre con il non essere d'accordo su nulla ed aver invece ingenerato ulteriore confusione nello spettatore, se non anche incitamento all'odio.
Trasmissioni ormai celebri come La Gabbia di Gianluigi Paragone, Quinta Colonna di Paolo Del Debbio, Dalla vostra parte, condotta da Maurizio Belpietro, tra le più ostinatamente malpanciste, ma anche le più apparentemente 'politically correct' come Piazza Pulita di Corrado Formigli, Ballarò (ora sostituito senza successo da Politics di Gianluca Semprini), Dimartedi e simili, indulgono facilmente a contrapposizioni ostili che da sempre vengono ricercate dagli autori e dai conduttori per fare ascolto.

Ritengo che un certo approfondimento politico televisivo abbia fatto ormai il suo tempo, dopo aver contribuito a plagiare le coscienze più fragili ed aver indotto inermi casalinghe, placidi pensionati, gente comune, troppo spesso a dover gestire una rabbia per loro inconsueta e magari anche pericolosa.
D'altro canto il filosofo Karl Popper nel suo saggio "Una patente per fare tv" descrive bene questa drammatica deriva televisiva promossa da personaggi non solo senza patente da conduttori, ma con un occhio solo al sensazionalismo più becero, a discapito di qualsiasi logica legata alla qualità, parolaccia da questi aborrita, e che può indurre i più deboli a comportamenti antisociali dei quali abbiamo,sempre più spesso,tragiche testimonianze.
Non aiutano sicuramente il nostro vivere civile le brutte storie di corruzione, come quella di Roma con Mafia Capitale e dei suoi protagonisti, che lucravano a mani basse proprio sui campi rom, argomento principe degli scannatoi televisivi, sempre pronti ad indicare il dito e mai la luna. Come si vede invece, il pesce puzza dalla testa e fa ritornare subito in mente il vecchio ossimoro che dice: " Non sono io ad essere razzista,  sei tu che sei rom!"

lunedì 10 ottobre 2016

Servizio Sanitario Nazionale, tra grandi disagi e straordinarie eccellenze

di Piero Montanari

(Se ti ammali negli Usa e non hai l'assicurazione, puoi anche morire senza cure.)



Il Servizio Sanitario Nazionale, grave snodo dell'economia italiana, grande bacino di discussioni, di sprechi, di cattivi esempi ma anche di grandi eccellenze. Mi trovo sempre più frequentemente ad utilizzarlo per me, per i miei parenti, e sempre più spesso a doverlo difendere dagli attacchi pedestri della gente comune o di politici disinformati o abitati da cattiva coscienza. Lo difendo anche se ne riconosco i limiti e le anomalie, comprese le frequenti disfunzioni che ogni giorno arrivano con le notizie, lo difendo anche se sono stato vittima, come molti, di attese bibliche nei pronto soccorso, o per l'aver passato una notte e un giorno in un corridoio sopra una scomoda barella, in attesa di avere un letto che non arrivava mai.

Un bellissimo articolo della nostra Costituzione, il 32, sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui, finanziato dallo Stato, con un carattere universalistico che garantisce l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini che ne hanno bisogno. Appena una quindicina di anni fa l' OMS, organizzazione mondiale della sanità, giudicò il nostro come il miglior sistema sanitario del mondo, subito dopo la Francia, che ci sopravanzava per poco. Purtroppo negli anni la bontà del nostro servizio sanitario è andata calando e questo non ostante le eccellenze che sono il nostro fiore all'occhiello, e grazie soprattutto agli uomini che le mandano avanti con fatica ed abnegazione, a volte con pochi mezzi, nel rispetto della salute e della vita di tutti, ricchi o poveri che siano.

La mia recente esperienza e testimonianza diretta sono due anziani della mia famiglia, uno vittima di due gravi ictus, l'altro con una valvola aortica ormai seriamente calcificata, che sono stati eccellentemente curati e salvati da medici e strutture di pubblica sanità, senza pagare un euro e trattati come principi.

Cosa si può dire, perché spesso funziona e a volte, tante volte no? Diciamo che bisogna aver fortuna anche in questi casi, che non tutte le regioni hanno una sanità di qualità, che ci sono spesso troppi sprechi. Lo sappiamo bene, non siamo ingenui. Spesso le notizie di malasanità campeggiano sui telegiornali con le loro storie tragiche, e viene in mente che mai o quasi mai si riportano notizie riguardo la buona sanità. Ci piacerebbe ogni tanto ascoltare anche: “ Oggi il signor Mario è uscito dal San Giovanni guarito, dopo un mese di cure amorevoli ed è tornato a casa dalla sua famiglia!” E invece arrivano solo notizie cattive, come se quelle buone non fossero notizie. Sembra un po' la storia del cane che morde il padrone (chi se ne frega? nessuno la pubblica) e invece quella del padrone che morde il cane (notizia... succulenta!).

Non dimentichiamoci, infine, di come funziona negli altri paesi: negli Stati Uniti, ad esempio, non ostante Obama abbia firmato nel 2010 la legge di riforma sanitaria, che prevede l'aumento di 32 milioni di persone tutelate dal sistema sanitario, provate ad ammalarvi a New York o a San Francisco. Anche se state esalando l'ultimo respiro, vi chiedono prima se avete l'assicurazione sanitaria, in caso contrario la vostra salute e la vostra vita sembra non riguardare loro, e quell'ultimo respiro, statene certi, ve lo lasciano esalare senza alcun aiuto.

















lunedì 19 settembre 2016

La mia Favola con Renato Zero




La mia Favola con Renato Zero.

di Piero Montanari

Caro Renato, cosa c'era ieri (sabato 17 settembre 2016 ndr) una partita della Nazionale di calcio, che quasi 21 italiani davanti alla tv erano incollati su Rai1? No, c'eri tu, con Renato Zero si racconta... Bellissimo! Ti abbraccio, amico mio” - e lui: “E pure questa pagina è scritta, caro Piero. Baci Re.”
Questo che svelo è il contenuto del messaggio wathsapp tra me e Renato Zero il giorno dopo di Arenà, il suo concertone all'arena di Verona che raccoglieva il meglio di tre serate tenute a giugno dall'artista nella città scaligera.

Non voglio comunque parlare del bel concerto, che ho visto volentieri e anche con molta curiosità, considerato che non avevo mai assistito ad una sua lunga esibizione dal vivo, se non anni fa, quando fui invitato proprio da lui ad uno degli otto appuntamenti a Villa Borghese a Roma, in occasione dei suoi 60 anni. C'erano molti giovani, come a Verona, ma fui anche sorpreso di essere circondato da vecchi sorcini dai capelli bianchi che cantavano a squarciagola le sue canzoni, ricordandone perfettamente tutti i versi, in una sorta di “Villa Arzilla pop-rock”. Capii così che il suo popolo era cresciuto ed invecchiato insieme a lui e non l'aveva mai abbandonato.

Sono passati una quarantina d'anni, dopo che la nostra amicizia e collaborazione si erano stranamente interrotte. Avevo suonato nel suo LP d'esordio con la Rca, "No Mamma, No" e avevamo anche iniziato a scrivere canzoni insieme. Una di queste, "La favola mia", è diventato un brano tra i suoi più popolari e quello, secondo me, che lo rappresenta di più, almeno per gli esordi. Eravamo davvero grandi amici molto tempo fa, uscivamo in comitiva insieme con le sorelle Bertè, Loredana e Mia Martini (solo Mimì per noi) in giro per locali di Roma, sigarette e passaggi in auto per Renato, sempre a scrocco, direzione Montagnola, il quartiere dove viveva.


Bella storia, che ha anche ricordato a Verona, facendo cantare ad Elisa “Almeno tu nell'universo” la canzone di Mia in omaggio alla nostra vecchia e sfortunata amica, grandissimo talento musicale. Poi Renato ebbe un successo travolgente, meritatamente, ostinatamente, come rivela egli stesso al suo alter ego nel programma, Sergio Castellitto, con la sua grande capacità di non mollare mai, di beccarsi i no, e qualche volta gli insulti, che per anni il mondo discografico gli ha comminato, sempre però sostenuto dalla voglia di rivalsa dalle sue origini poverissime, unita a quel talento straordinario che ha avuto nel comunicare se stesso e la sua anima popolare alla gente. E suo padre, il poliziotto della Montagnola, che gli apriva la porta alle 5 del mattino senza chiedergli dove fosse andato, sapendo che un giorno o l'altro Renato ce l'avrebbe fatta.

venerdì 16 settembre 2016

Piero Montanari: ringraziamento ad uno storico bassista italiano

Il giorno del mio onomastico, il 29 giugno, ricevo questa mail che mi ha scaldato il cuore:
Salve, 
scusi se mi permetto di scriverle, sono Danilo Bigioni un bassista romano che dai primi anni 90 fa questo meraviglioso "lavoro" e, pur essendo molto discreto, mi sono forzato un po per mandarle questa mail con l'unico scopo di ringraziarla per avermi ispirato con le sue registrazioni a fare questo lavoro nella vita. Casualmente notai che a 15 anni imparavo a suonare seguendo delle linee di basso eseguite quasi sempre dallo stesso musicista, leggevo dietro il disco e c'era scritto "basso elettrico: Piero Montanari". Le registrazioni erano quelle dei miei artisti italiani preferiti del meraviglioso momento storico della R.C.A.,  e che poi molti anni dopo chissà, forse casualmente o forse no,ho avuto l'onore di suonare  sia in studio che in tour con alcuni di loro ( LITTLE TONY, TONY SCOTT, MARIO VICARI, ANTONELLO VANNUCCHI  etc.)  con cui lei aveva collaborato in passato. Insomma dopo aver trovato in rete il suo blog casualmente ho deciso di scriverle queste righe, poi dopo aver saputo della passione che abbiamo in comune per la nostra "MAGGICA" ROMA non potevo più tirarmi indietro! Detto questo le auguro una buona vita sempre con ottima musica e mi scusi ancora per averla, spero di no, disturbata. Questo è il link del mio sito, così non sarò per lei completamente sconosciuto.  http://danilobigioni.wix.com/danilobigioni    
No caro Danilo, nessun disturbo, credimi! 

martedì 13 settembre 2016

La Raggi come la canzone di Michel Polnareff, La bambolina che fa no, no.


Quindi incassiamo il definitivo “NO” della sindaca Raggi alle Olimpiadi a Roma, (un evento che comunque potrebbe accadere nel 2024
 senza la sua giunta), che a detta di tutti rilancerebbe l'economia della città, con ristrutturazioni di stadi, come il Flaminio, splendido esempio architettonico di Nervi, abbandonato a se stesso da anni, con  la costruzione di strade, servizi, case per gli atleti, indotti di ogni genere che potrebbero solo far del bene a questa meravigliosa città, ormai degradata e invivibile, che per uno nato come me davanti al Colosseo è una ferita nel cuore lacerante e continuamente sanguinante.
Ricordo, per ragioni d'età, le Olimpiadi romane del 1960 e la costruzione della via Olimpica, che ancora oggi è un importante strada di collegamento, del Villaggio Olimpico, dimora degli atleti di allora, divenuto poi centro abitativo per la gente comune. Certo, le magagne dei costruttori, gli sprechi e le tangenti sarebbero in agguato, ma basterebbe vigilare, vigilare e ancora vigilare che ciò non accadesse, che poi è il compito del Sindaco e della sua giunta. E invece no. Raggi, contro tutto e contro tutti sa dire solo no, no e no, come la famosa canzone di Michel Polnareff, La Bambolina che fa no, no, del 1966. Come quei bambini capricciosi ai quali, senza pensare alle conseguenze di un gesto che non si dovrebbe fare, daresti un sano schiaffone educativo e salvifico.
Continuano i no dispettosi e irritanti di Virginia, privi di logica politica e amministrativa, privi di un senso che per un sindaco appena eletto sarebbero l'apoteosi di un abbraccio con la sua Città, tutta schierata a sperare che le cose migliorino, ma ormai delusa da una giunta fantasma che sarebbe stato meglio organizzare per tempo, e preoccupata, dopo il plebiscito di voti che le ha dato, di aver messo una bambina alla guida di una Ferrari di F1, anche un po' scassata.
Continuano i no della Raggi irritanti e lesivi per la città (ripenso sempre a Parigi che è un eterno cantiere di migliorie, e ogni sindaco che si avvicenda vuole lasciare un ricordo di sé per i cittadini). No alle Olimpiadi, allo stadio della Roma, no a quell'assessore o no a quell'altro (Muraro, De Dominicis), ma anche no all'incontro in Vaticano con la CEI, no alla pulizia dei tombini, che è bastato un primo temporale settembrino ad allagare gran parte della città.
Ma anche no alla denuncia delle consulenze all'epoca in cui Raggi era consigliere comunale, due consulenze legali (una prestata nel 2012 e l'altra nel 2014) relative ad altrettante attività di recupero crediti da parte dell'Azienda sanitaria locale di Civitavecchia. Ma anche il non dire di aver collaborato come praticante nello studio dell'avvocato Cesare Previti, ministro della difesa di Berlusconi, fatto nascosto nel suo curriculum e nella sua biografia personale sul blog di Beppe Grillo, e un altro inutile no, per non aver detto di aver lavorato nello studio dell'avvocato Pieremilio Sammarco, anch'egli legato a Previti, che sembra poi il no più infantile (perché non dirlo?). Comprereste un'auto da questo sindaco?
Ricordo un libro fondamentale per aiutare nell'educazione dei figli i neo genitori, uscito qualche anno fa. Il libro, famosissimo, si chiama “I no che aiutano a crescere” della psicoterapeuta inglese Asha Phillip. Ci permettiamo di parafrasarlo a sfavore di Virginia Raggi, i cui “no” aiuteranno sicuramente questa meravigliosa città a precipitare dal crinale su cui si trova, a meno di un ravvedimento che tutti ci aspettiamo.

Rissa tra i Cugini di Campagna: arriva la diffida dei carabinieri.


L'estate è da sempre la stagione del nulla mediatico. Lo sappiamo bene quando, freneticamente, telecomandiamoalla ricerca di uno straccio di cosa da vedere in TV, che non sia la replica di Don Matteo con i calzoncini corti o un avanzo di magazzino del mesozioco inferiore. Se non fosse stato per le olimpiadi saremmo stramazzati per la noia. Siamo comunque stramazzati di sonno per le notti perse a seguire le gare più interessanti, e gradiremmo in futuro olimpiadi solo nel nostro emisfero. Da raccogliere firme.

Anche i giornali non scherzano d'estate, e fanno a gara a pubblicare lo sciocchezzaio più banale, che campeggiatra le notizie tragiche di attentati che non ci facciamo purtroppo mancare mai. Quindi ecco la foto in prima di Beppe Grillo in Costa Smeralda, che sale a bordo dell'Aldebaran, lo yacht da 42 metri dell'imprenditore Enrico De Marco, re della simil-pelle, per una mini crociera eptastellata. Ecco le solite foto delle super rifattone con le tette che debordano dal fuoribordo e quelle delle signorine dalle "bocche a canotto", invitate in barca probabilmente per sicurezza in caso di bisogno.
Una notizia curiosa però, risveglia i nostri sopiti istinti di cronisti, e riguarda la ormai vecchia guerra tra Nick Luciani, ex cantante biondotinto e munito di falsetto dei Cugini di Campagna e il resto della band, capitanata daifratelli Michetti. Come sappiamo Nik lasciò il gruppo nel 2014 per divergenze insanabili. Il cantante denunciava nella la più famosa band di glam-trash-pop-rock italiano: “una mancanza di collaborazione nella produzione, prove musicali inesistenti, allestimento scadentissimo degli spettacoli dal vivo”, problemi che avrebbero portato, sempre secondo Nick, “a far precipitare i Cugini nel ridicolo, togliendo a mano a mano al gruppo quella magia con la quale era nato negli anni '70 e su cui si basava”.

In seguito all'abbandono, Nick venne diffidato dall'usare il nome della band che appartiene appunto ai fratelli Michetti e il 14 agosto a Poggiomarino, nell'interland napoletano era atteso dai carabinieri che al termine di una sua esibizione nella quale aveva usato lo "storico marchio"... dei Cugini di Campagna", gli consegnavano una diffida, da cui il suo sfogo: "Ivano sta ostacolando il mio percorso da solista perché non vuole che si sappia che la formazione è cambiata. Mi impedisce di andare nelle trasmissioni televisive dove mi invitano a cantare, come quella di Barbara D'Urso. Manda diffide a tutti com

Con la canzone Senza fine, era l'estate del 1961



Senza fine... tu trascini la nostra vita... senza un attimo di respiro... Una delle più belle e struggenti canzoni italiane, che fu scritta da Gino Paoli in un evidente momento di grande trance creativa, forse perchè era il punto più alto della sua storia d'amore con Ornella Vanoni, la bellissima cantante confinata, a quel tempo, tra strehleriane canzoni della mala milanese e la ricerca di brani di qualità, e in attesa del pezzo che la lanciasse finalmente nel mondo della musica leggera.
Ed ecco arrivare dal suo Gino Senza fine, questo “Lato B” di un 45 giri, Gli innamorai sono sempre soli, che Paoli estrasse da suo primo Lp e che pubblicò nel 1961. Senza fine... tu trascini la nostra vita... senza un attimo di respiro... per sognare... per potere ricordare... ciò che abbiamo già vissuto... E fu la canzone perfetta per Ornella, alla quale Paoli la consegnò insieme al suo cuore non ancora minacciato da quel colpo di pistola che si sparò, per farla finita, quel maledetto 11 luglio di due anni più tardi, e forse proprio per lei.

E Ornella fece un gran successo di questo struggente valzerino in Mi bemolle, con un giro armonico classico per il Paoli di Sapore di sale e del Cielo in una stanza, un giro ipnotico e ritornante come il carosello di una giostrina per bambini in luna park. Senza fine... non hai ieri non hai domani... tutto è ormai nelle tue mani... mani grandi... mani senza fine. E tutto era nelle grandi mani di Ornella, che ferma così nel tempo un amore senza tempo, e ne coglie l'attimo fuggente. Non hai ieri... non hai domani... non m'importa della luna... non m'importa delle stelle... tu per me sei luna e stelle.... tu per me sei sole e cielo... tu per me sei tutto quanto... tutto quanto io voglio avere.

La canzone entrò prepotentemente nelle classifiche e ci rimase a lungo, e poi tanti artisti la vollero fare loro, anche i grandi jazzisti come l'immenso chitarrista Wes Montgomery, o il “crooner” americano Dean Martin. Un successo senza fine che continua ancora oggi da quel lontano amore tormentato di 55 anni fa, che ci riporta intatte tutte le sensazioni struggenti, le malinconie, gli odori e i colori di una estate e di una irripetibile gioventù.

martedì 26 luglio 2016

COMPLEANNO
70 anni per Edoardo Bennato, e non sono solo canzonette
Milano, 19 luglio 1980, lo stadio di San Siro si riempie di gente già dalle prime ore del pomeriggio, e non per vedere una partita del Milan o dell'Inter

Milano, 19 luglio 1980, lo stadio di San Siro si riempie di gente che accorre già dalle prime ore del pomeriggio, e non per vedere una partita del Milan o dell'Inter, ma per ascoltare il concerto di Edoardo Bennato. La data è storica, perché quei 60 mila e oltre che assistettero all'esibizione del rocker napoletano, lo fecero per la prima volta in assoluto a San Siro per ascoltare un artista. Quell'estate fu magica e fu dei record per Edoardo, che riempì anche il San Paolo a Napoli e il Comunale di Torino fino all'inverosimile, e totalizzò più di 500 mila persone in tredici date.
Bennato arriva faticosamente al successo di quell'anno, passando per strade difficili, dopo gli inizi duri con i suoi fratelli, Eugenio del 1948 e Giorgio, classe 1949 con i quali, alla fine degli anni '50 mette su un trio in cui Edoardo canta e suona la chitarra, Eugenio suona la fisarmonica e Giorgio le percussioni. Per trovare un altro raro terzetto di fratelli musicisti in Italia, bisogna tornare indietro di qualche anno, e andare dai fratelli Ciacci che, con Alberto al basso, Enrico alla chitarra e Tony alla voce, formarono i Little Tony Brothers.
Edoardo comincia a scrivere canzoni per altri artisti all'inizio dei '70: i “battistiani” Formula Tre, Bruno Lauzi ma anche Bobby Solo, fino che a Milano, dove si era recato per gli studi di architettura, non incontra il produttore Alessandro Colombini che lo spinge a incidere il suo primo LP, Non farti cadere le braccia, che però non ha successo. Il mondo musicale accetta con difficoltà quello strano one man band con gli occhiali scuri che suona, alla maniera del suo maestro Bob Dylan, la chitarra e l'armonica a bocca, tenuta su da quella buffa protesi intorno al collo, e canta parole con vocali aperte e strascicate, tanto da spingere il direttore artistico della Ricordi, Lucio Salvini, a suggerigli di piantarla con la musica e fare l'architetto.
E invece Edoardo non gli dà retta e macina canzoni e dischi. Se ne conteranno almeno una ventina in studio e dieci dal vivo, senza contare gli innumerevoli singoli, e poi i concerti, che sono stati la vera forza portante del successo di questo splendido rocker partenopeo che in quanto a gusto e capacità creativa può permettersi di guardare dall'alto i suoi epigoni arrivati dopo di lui, ma che di Bennato non hanno né la classe, né l'originalità.
Un album antologico pubblicato nel 2002 e una canzone su tutti, "L'isola che non c'è", un brano alla maniera di Bennato, con la chitarra acustica e l'armonica in primo piano, una dodici corde che entra nella seconda strofa, un accompagnamento di archi cameristici e un leggero tappeto di tastiere a puntualizzare questa delicata canzone di Edoardo. Ascoltandola per l'ennesima volta senza stancarci, ci raccontiamo per l'ennesima volta che non sono solo canzonette e lo ricordiamo rispettosamente all'eterno Peter Pan del rock, insieme a tutti i nostri auguri.

domenica 17 luglio 2016

Virginia Raggi e i topi di Roma

TOPOROMA E TOPONOMASTICA
La città di Topolinia di Virginia Raggi
La sindaca ha pensato bene di rispondere al problema sorci e quindi alla spazzatura in generale, con la Rete
di Piero Montanari

Walt Disney, l'immenso creatore di Topolino, Paperino & Soci, se fosse ancora con noi si divertirebbe molto per le prime sortite della neosindaca Virginia Raggi, la quale, come sappiamo, ha risposto all'invasione dei topi romani presenziando la zona dove alcuni ragazzini hanno ripreso l'invasione dei ratti, contandoli e postando il filmato sulla rete.
La sindaca ha pensato bene di rispondere al problema sorci e quindi alla spazzatura in generale, con una strategiache non si distacca di molto da quelle in uso M5s, e cioè la Rete (attenzione, non una per intrappolare i topi...). Ha infatti chiesto ai cittadini di inviare Twitter e segnalare le zone più degradate, usando un ashtag, #romapulita, che potrebbe dare seguito a #romaviatopi o, in subordine #romacaccialasorca (che potrebbe però confondere le idee) o anche #romasenzazoccole, che pure, interpretandolo male, scontenterebbe molta gente.
Ma qui entrerebbe in ballo Walt Disney che della Raggi (ma anche Ratti a questo punto) creerebbe subito un personaggio per i suoi amati fumetti: la Topasindaca di Toporoma, che crede che la Toponomastica sia la mappa per individuare i topi e mettere le trappole, eterodiretta da Grillotopo e Topoleggio, sostenuta da Topodimaio e Dibattistatopo che va in giro per le strade di Toporoma a multare chi sporca.
Ce lo aspettiamo dai creatori di storie di Topolino, magari suggerendo loro di fare attenzione a scrivere Paperopoli e non “Parentopoli” per indicare la nuova ondata di incarichi di sottogoverno che pare stiano distribuendo – come si legge su tutti i quotidiani - a mogli, fidanzate, portaborse e amici. Proprio quello che il M5s ha da sempre combattuto, ma che ora sembra tornare come un virus che colpisce le giunte romane di ogni simbolo e partito. Trecento nomine per sedersi al banchetto e, dopo pranzo, riposino con caffè, amaro e Topolino.

domenica 10 luglio 2016

La Lazio di Lotito

SOLITUDINE
Claudio Lotito, il bambino che giocava sempre da solo
Qualcosa è andato storto e il giocattolo si è rotto: Bielsa non si è mai presentato, praticamente un ologramma, un avatar
di Piero Montanari

La storia del mancato accordo tra il presidente della Lazio Claudio Lotito con l'allenatore argentino Marcelo Bielsa e la sua conseguente ritirata dal sapore di fuga precipitosa, fa sprofondare il già depresso tifoso biacoceleste nel peggiore dei buchi neri. Costretto a sopportare ormai da molti anni, un presidente che non ama, e che ha annichilito la sua speranza di poter costruire una squadra competitiva e forte, il tifoso laziale si era aggrappato al miracolo di quest'ultimo appello, un allenatore di grande fama, chiamato dal presidente per ricostruire competitività e vittorie. Ma qualcosa è andato storto e il giocattolo si deve essere rotto: Bielsa non si è mai presentato, praticamente un ologramma, un avatar, un fuoco fatuo, mai visto né sentito e forse non ha mai superato quella linea di confine che segna il mondo virtuale da quello reale.
Nessuno conosce, data la comunicazione inesistente di Lotito, cosa abbia provocato la rottura e la fuga del “Loco” Bielsa dalla panchina biancoceleste. I motivi sono tanti quante sono le illazioni che continuano a riempire i giornali e i social, mentre come allenatore della Lazio sarà di nuovo confermato Simone Inzaghi, il piano “B” che, secondo molti tifosi, è stato da sempre il piano “A”.
Prendendo atto dell'evidente narcisismo di cui soffre Lotito, era difficile immaginare che avrebbe avallato direttive e soprattutto acquisti e cessioni suggeriti da altri che non fosse lui... Qualcuno, amante della dietrologia, sostiene addirittura che il presidente crea artatamente situazioni di pericolo per rinnovare il contratto alla sua scorta, che ovviamente è pagata dalla comunità. Sappiamo chi è Claudio Lotito, una persona arroccata in una torre d'avorio, che non parla con nessuno, che si sente minacciato, sedicente vittima di una specie di sindrome che ricorda quella di Mussolini a Salò, e che potrebbe sfociare in quella di Hitler nel bunker...
È evidente che è una persona che non si relaziona facilmente. Deve essere stato quel bambino che non prestava i giocattoli a nessuno, magari li rompeva piuttosto che darteli o giocare con te, o quel bambino capriccioso che se ne andava via col pallone quando si era stufato di giocare, anche se il pallone non era il suo.

Premio alla Cultura

PREMI SPECIALI

A BENEMERITI DELLA CULTURA

(Trofeo di Cristallo e Medaglia d’oro del Presidente dell’Ass. Cult. “P. Raffaele Melis O.M.V.”)

Musicista Regista Maestro PIERO MONTANARI
Roma

Premio “Francesco Di Lella”

“Per avere contribuito con la musica e la regia all’evoluzione ed all’affermazione di attori e cantanti di chiara fama nazionale ed internazionale, lasciando un segno vivo nel panorama cinematografico e musicale italiano, senza mai desistere anche in un periodo così difficile ed arduo come l’attuale.”

Firmato Augusto Giordano, Getulio Baldazzi, P.Ezio Bergamo, Rita Tolomeo, Maurizio Pallottí, Domenico Di Lella, Maria Fichera, Gianni Farina, Rita Pietrantoni, Paola Pietrantoni, Domenico Gilio.

Il premio sarà conferito il 13 giugno 2010 alle ore 16 al teatro S. Luca, in via Lorenzo da' Ceri 136 - Roma.

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!
Finalmente nelle librerie "L&H:2 Teste senza cervello", libro e Dvd con la summa delle puntate migliori e, udite udite, dialoghi ANCHE IN ORIGINALE . Lo abbiamo presentato da MelBookStore il 30 giugno 09. C'era Italo Moscati, persona di straordinaria cultura e spessore umano. Con quella di Giancarlo le due 'memorie' si intersecavano a meraviglia! Due teste con parecchio cervello...SE TI INTERESSA COMPRARLO, CLICCA SULL'IMMAGINE!

Al Parco di S. Sebastiano

Al Parco di S. Sebastiano
Con Guido De Maria e Giancarlo Governi, i padri di SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!
Talk Show con Giancalo e Guido al "Roma Vintage Festival", 16 giugno 2009 dedicato allo storico programma Rai

Celebriamo Gabriella Ferri

Celebriamo Gabriella Ferri
Con Giancarlo

...e Rino Gaetano

...e Rino Gaetano
Con Giancarlo

...ancora Rino

...ancora Rino

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo
In omaggio a Rino, quella sera ho cantato "I love you Maryanna", primo disco di Rino, prodotto da me e da Antonello Venditti nel 1973. Con Rino feci un tour nel 1979. Alla batteria c'era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga e Rino e io al basso. Il 'road manager' era Franco Pontecorvi che oggi vive come me sui Castelli Romani e vende occhiali.

Serata Supergulp

Serata Supergulp
Venerdì 17 luglio '09 al Parco S. Sebastiano (Caracalla) all'interno di Roma Vintage, verrà ripetuta la serata dedicata alla genesi del mitico programma televivivo. Parteciperanno Giancarlo Governi, Guido De Maria e Piero Montanari (me stesso...). Appassionati intervenite!

Un giovane promettente...

Un giovane promettente...
Luca, il giorno che si è vestito bene per il suo saggio di pianoforte. Sarà pur vero che "ogni scarrafone è bello a mamma soia", ma ci saranno pure degli scarrafoni universalmente belli, o no?

Maggio 2008: un piacevole incontro

Maggio 2008: un piacevole  incontro
Dopo più di vent'anni ho rivisto l'amico Giorgio Ariani, grande attore e voce ufficiale Italiana di Oliver Hardy (Ollio). Nel 1985 realizzammo la sigla di "2 Teste senza cervello" e Giorgio, con Enzo Garinei (Stanlio) doppiò una marea di film della coppia per i quali realizzai le musiche.

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"
A Capalbio (Gr.) c'è un posto magico da visitare, con opere d'arte tra ulivi e macchia mediterranea, opera dell'architetta Niky De St. Phalle che ha realizzato in 20 anni un percorso di magnifiche statue ispirate ai Tarocchi, le magiche carte che predicono il futuro...Dato il suo nome, è meta di "sole" e personaggi cosiddetti " taroccati". Wanna Marchi e sua figlia sono state spesso viste aggirarsi tra le magnifiche statue!

Diana Nemi 2007/2008

Diana Nemi 2007/2008
Da sx alto: Samuele, Emanuele, Federico R., Lorenzo, Matteo, Edoardo, il Mister Eugenio Elisei. Sotto:Simone, Luca, Daniele, Valerio, Riccardo, Federico C.

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini
Col mio "idolo" calcistico di ieri

Luca e Francesco Totti

Luca e Francesco Totti
Col suo "idolo" calcistico di oggi

Luca Montanari

Luca Montanari
Il calciatore. Questa stagione, la prima di campionato con i pulcini della "Diana Nemi", è capocannoniere. Ha messo a segno ben 43 reti e tutte senza rigori, ma ventidue su calci piazzati!

Luca Montanari

Luca Montanari
Nel momento della premiazione

Daniele Serafini

Daniele Serafini
La premiazione

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07
Da sx della foto: Samuele, Matteo, Riccardo,Federico, Wulnet, Carlo, Luca, Daniele. Seduto con il pallone, una vera pestilenza, Federico Rosselli. Dobbiamo dire grazie alla pazienza infinita del Mister Eugenio Elisei, che più volte ha pensato di mollare la squadra e dedicarsi alle missioni in Angola - E' meno faticoso - mi ha detto, disperato, alla fine di un allenamento.

Allenamenti anno 2007-2008

Allenamenti anno 2007-2008
Il mio secondo figlio unico...

Matteo Montanari

Matteo Montanari
Il mio primo figlio unico...

Ado e Sania Montanari

Ado e Sania Montanari
The Peter's Sisters

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952
Memmo Montanari (primo a dx nella foto) con i suoi tifosi in una trasferta della Roma. La foto è stata scattata al ritorno da Verona il 22 giugno 1951. Solo dopo quella partita la Roma ebbe la certezza di tornare in serie A

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.
Mio padre, che si diceva fosse danaroso, quando morì era povero. Qualcuno nel nostro quartiere Celio racconta ancora che comprava i giocatori alla Roma...

Mio padre al centro dei vip della Roma

Mio padre al centro dei vip della Roma
Ricordo questa foto da sempre. Quella che avevamo in casa aveva un ritocco fatto a mano da non so chi (forse mio padre stesso). Il "pittore" aveva dipinto a tutti pantaloncini da calcio e gambe nude! In quel periodo glorioso nasce il giornale "Il Giallorosso" che contribuì attivamente alla ricostruzione della Roma. Fu fondato da mio padre, Angelo Meschini (capi storici di allora del tifo romanista) e dai fratelli Mario e Peppino Catena (soci della Roma) con la collaborazione dell'avvocato Alberto Saccà, con cui mio padre, nei miei ricordi da piccolo, aveva rapporti conflittuali.

Il Giallorosso

Il Giallorosso
Testata del giornale dei tifosi della Roma fondato da mio padre nel 1952. Ero piccolino e ricordo quel giorno che mi fece vedere le bozze...ricordo la finestra della mia camera sulla Piazza, al civico 4, ed il Colosseo davanti.

Pop & Jazz History

Pop & Jazz History
Sonorizzazione

1970 Pop Maniacs

1970 Pop Maniacs
Qui ci sono anche le musiche di Spyderman e i Fantastici Quattro che feci nel 1977 per Supergulp!

Il Pianeta Totò

Il Pianeta Totò
Fotogramma della sigla di Mario Sasso per la prima trasmissione di Rai 2 sul grande attore. Gli occhi di Totò si muovevano a tempo con una mia tarantella che si trasformava via via in rock sulle note di Malafemmena.

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Logo originale della trasmissione

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Un fotogramma della sigla di "Due teste senza cervello". Ci lavorò a lungo il videoartista Mario Sasso, alla SBP di Roma, con Virginia Arati che dipingeva elettronicamente 'frame by frame', con un computer costosissimo della Quantel che si chiamava appunto Paintbox. Credo che questa sigla sia stata la prima in Tv ad essere realizzata con questa straordinaria tecnica.

Il mio recording studio

Il mio recording studio
La regia

studio

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La sala di ripresa

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la regia

studio

studio
La regia

Il ritorno di Ribot 1991

Il ritorno di Ribot 1991
Uno sceneggiato interpretato dal grande cantante e attore franco-armeno Charles Aznavour e Delia Boccardo, diretto da Pino Passalacqua per Rai1 e Antenne2 con la colonna sonora composta da me.

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1
Alessandra Martinez, protagonista del film in due puntate con la mia colonna sonora.

Le Gorille

Le Gorille
Serie TV franco anglo italiana che riprende dei film del 1957-58 con Lino Ventura. Il personaggio è Geo Paquet, agente segreto francese, Di questa serie ho musicato 2 episodi, per la regia di Maurizio Lucidi e Duccio Tessari

Top model

Top model
Film con D'Amato

Top model

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Stesso film uscito in Grecia

Top girl

Top girl
Film sequel di D'Amato. Beh, dopo tutte ste top, non poteva mancare la girl!

High finance woman

High finance woman
Altro film di D'Amato con le mie musiche